Animali Selvatici

di Cristian Mungiu, con Marin Grigore, Judith State, Macrina Barladeanu - Romania 2022, 125’
mar 17 ott (18.00)
mer 18 ott (15.15 - 21.00)
Mancano pochi giorni al Natale e dopo aver lasciato il suo impiego in Germania, Matthias ritorna nel suo villaggio d’origine in Transilvania. Il suo desiderio è quello di seguire con maggiore impegno l’educazione di suo figlio Rudi, che ha affidato troppo a lungo alle cure della madre Ana, per liberarlo dai timori irrisolti di cui è diventato preda. È preoccupato per la salute del suo vecchio padre Otto, ma è anche ansioso di rivedere la sua ex-amante Csilla. Quando però un gruppetto di lavoratori originari dello Sri Lanka viene assunto nel piccolo stabilimento che Csilla dirige, la pace della comunità viene turbata e gli adulti cadono preda di paure ancestrali…
Con “Animali selvatici”, Cristian Mungiu, già premiato a Cannes per i suoi “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” e “Un padre, una figlia”, Palma d’Oro nel 2009 e Miglior regia nel 2016, vuole scavare a fondo in quelle che sono le contraddizioni della Romania di oggi e sviscerare sullo schermo i dilemmi di una piccola comunità alle prese con le contraddizioni della modernizzazione: “R.M.N.”, il titolo originale del film, fa riferimento, infatti, a una risonanza magnetica cui si deve sottoporre il padre del protagonista ed è metafora di una patologia che si deve cercare in profondità: il bisogno atavico di identificarsi con il proprio gruppo etnico e con le proprie tradizioni secolari e di considerare l’altro necessariamente con riserva e con sospetto. “Animali selvatici” è una storia che parla di intolleranza e discriminazione, di pregiudizio e di stereotipi, ambientato in una piccola comunità della Transilvania, ma che vuole superare i confini geografici per parlare a tutti.
«Ricordo di aver visto negli anni ’80 ’’Frankenstein Junio’’ di Mel Brooks. Era già in partenza una commedia, ma era ancora più comico per noi in Romania, dal momento che il protagonista saliva su un treno a New York e scendeva da quello stesso treno a Bucarest, che nel film era la capitale della Transilvania e simboleggiava il luogo che si trova alla fine del mondo, nonché la terra dei vampiri e dei mostri. Non mi addentro troppo nella storia della Transilvania, ma per noi rappresenta il tipico territorio a lungo conteso tra due paesi e che è passato dall’uno all’altro. Ci vivono sia rumeni sia ungheresi. Ma non sono gli unici abitanti. Con così tante etnie diverse, è diventata il terreno di gioco preferito dei movimenti populisti o nazionalisti di ogni genere. Ma non lasciatevi confondere: il film non parla della situazione in Transilvania, né di rumeni, ungheresi e tedeschi che dividono lo stesso territorio. È ambientato in quella regione, ma parla anche di russi e ucraini, di bianchi e di neri, di sunniti e sciiti, di ricchi e di poveri, persino di alti e di bassi. Non appena si palesa una seconda persona nella stanza, questa viene percepita come appartenente a una diversa tribù e dunque potenzialmente nemica». (Cristian Mungiu)