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La bella estate

 
 

di Laura Luchetti, con Yile Yara Vianello, Deva Cassel, Nicolas Maupas - Italia 2023, 111’ 
 
ven 15 sett. (18.00)  
  
Torino, 1938. Ginia ha sedici anni: il futuro sembra offrirle infinite possibilità ma sul presente incombono le ombre della Seconda guerra mondiale. Divisa tra il senso del dovere e la scoperta del desiderio, durante la sua “bella estate”, si arrende ai sentimenti, celebrando il coraggio di essere se stessa.  
  
Al terzo lungometraggio come regista, Laura Luchetti incontra il Cesare Pavese della novella ’’La bella estate’’, trovando un felice matrimonio di temi tra quelli a lei cari e quelli da riscoprire nellopera che il romanziere firmò originariamente nel 1940. Un racconto di formazione al femminile sulla scoperta del desiderio.
«Cesare Pavese parlando del romanzo “La bella estate” lo descrive come la storia di “una verginità che si difende”. Nel film forse ora è divenuta è la storia di una “verginità che si trasforma”. È la storia di un corpo, quello di Ginia, che cresce, desidera, vuole esser visto e amato. La storia di qualsiasi donna che entra nell’età adulta, in qualsiasi epoca in qualsiasi luogo. Il meraviglioso sguardo “femminile” di Pavese sul mondo, sui desideri, sull’amore e sugli uomini è il punto di partenza dell’adattamento cinematografico. Un salto fatto con amore e terrore. Il romanzo di Pavese, scritto circa ottantacinque anni fa, mi ha parlato alla prima lettura. Mi è sembrato subito cosi universale, cosi moderno. Ginia, una giovane donna che cerca sé stessa, nel timore di non essere all’altezza e di non poter sperimentare con la propria sessualità incontra un’altra giovane donna, Amelia, che la conduce in un mondo nuovo, pieno di tentazioni, falsi sogni e fragilità. La trascina in un mondo bohémien, libero, sfacciato, senza troppi pregiudizi: il mondo dell’arte, della rappresentazione. Perché il film è anche un film sulla rappresentazione, sul desiderio di esser visti con gli occhi di un altro, di essere dipinti, ritratti, immortalati e quindi esistere. Ginia insegue questa illusione negli Anni Trenta cosi come una ragazza oggi desidera avere la propria foto, il proprio ritratto sui social, ed esser ammirata, ricevere approvazione ed esser finalmente qualcuno. Il personaggio del fratello è una mia piccola licenza artistica, ha la dolcezza di un fratello di oggi, un fratello “moderno” che capisce per primo i patemi della sorella, che gioca a fare da padre, ma che diversamente da tutti gli altri non giudica. Lestate di Ginia è lEstate di ogni ragazza che abbia dovuto fare una scelta. Il film è il racconto di questo momento importante e universale in cui si diventa adulti, in cui si trattiene il respiro e si mette in atto la libertà più grande, quella di scegliere come a mare e senza paura». (Laura Lucchetti)  
  
  
  

 
 

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