BLACK TEA
sab 24 mag 21.00,
dom 25 mag 15.30
distribuito esclusivamente in versione originale sottotitolata
Ingresso soci sostenitori 5€, soci base 6€, non tesserati 9€

di Abderrahmane Sissako
con Nina Melo, Ke-Xi Wu, Michael Chang
Francia/Lussemburgo/Mauritania 2024, 110′
Per una scelta di rispetto artistico e in linea con la natura profondamente multiculturale del film, “Black tea” è distribuito esclusivamente in versione originale sottotitolata. Parlato in più lingue, il film trova proprio nella pluralità delle voci uno dei suoi elementi più autentici e distintivi.
Dopo aver detto “no” nel giorno delle sue nozze, Aya lascia la Costa d’Avorio per iniziare una nuova vita a Guangzhou, in Cina nel quartiere chiamato “Chocolate City”, dove risiede una grande comunità africana. In questo quartiere dove la diaspora africana viene a contatto con la cultura cinese, Aya viene assunta in un negozio che esporta tè di proprietà di Cai, un uomo cinese. Nell’intimità del retrobottega, Cai decide di iniziare Aya alla cerimonia del tè. Attraverso gli insegnamenti di questa antica arte, la loro relazione lentamente si trasforma.
“Black tea” segna il ritorno di Abderrahmane Sissako, regista mauritano autore del capolavoro candidato agli Oscar “Timbuktu”; una storia d’amore che non conosce limiti né frontiere.
«Forse le prime tracce di “Black tea” sono già individuabili in una scena di “Waiting for happiness”. Un immigrato cinese sta cenando con una donna africana, e si ritrova a cantare con il karaoke. In questa scena, affrontavo quello che considero un tema fondamentale: gli incontri. Quanto all’identità culturale, non esploro mai i miei personaggi in base a come vengono definiti dalla loro appartenenza a un particolare gruppo di persone. Ho l’impressione che coloro che lasciano il loro Paese lo abbiano già abbandonato da tempo, a livello mentale, ben prima del loro viaggio vero e proprio. La partenza volontaria e l’esilio hanno qualcosa di interessante da dire sull’identità. E per quanto mi riguarda, il cinema è un mezzo per esprimere quel qualcosa. Specialmente in “Black tea” in cui spiego che, a prescindere da dove le persone provengano, esse hanno in comune il desiderio di vivere una vita felice. Non ho mai pensato a questo film in termini di ubicazione geografica, ma piuttosto come a un modo di guardare i miei personaggi. Aya passa da una strada africana a una strada cinese senza soluzione di continuità. Quello che conta non è la posizione geografica, ma il fatto che l’incedere della donna resta immutato. Il fatto che lasci trapelare una libertà che non può essere confinata in nessun singolo Paese».
(Abderrahmane Sissako)
Potete acquistare i biglietti in sala prima degli spettacoli oppure in prevendita su: https://www.liveticket.it/nuovofilmstudio